lunedì 6 agosto 2007

LIBERATO


Ha circa 60 anni, la pelle abbronzata, i capelli lunghi alle spalle, grigi, bianchi e biondi insieme.
Siede al primo tavolino della carrozza ristorante, e si guarda intorno in modo curioso, allo stesso tempo frenetico e meravigliato.
Ha una corporatura minuta, le braccia nude e nervose da lavoratore. E' magro, e da sotto i baffi sottili si intravede che ha solo un incisivo su due.
Quando parla gesticola e si infervora, perchè sono 10 anni che non vede la Puglia e l'ultima volta che c'è stato aveva visto le stradine di campagna che affettavano le colline ricoperte di asfalto.
E se parla dell'ultima volta che ha visto suo padre, malato di tumore e allettato e in fin di vita da mesi, lo fa con le lacrime agli occhi. Il tempo di scendere da Milano, vederlo, esaudire la sua richiesta di fargli la barba, e se ne era andato per sempre.
Sono lacrime contagiose, le lacrime di un uomo quasi anziano, un uomo che riesce a commuoversi al pensiero che si possa morire dopo aver salutato le persone che amiamo.
Ha una scatolina di caramelle al caffè che contagiano il suo alito, e non è arrabbiato, però non è nemmeno contento, perchè bisogna avere un motivo per essere arrabbiati, e un motivo per essere contenti. Lui non è contento perchè anche se potesse mandare indietro il tempo sarebbe comunque costretto ad emigrare, da una cultura inoculata con cura a tutta la sua famiglia, a tutti i suoi coetanei, a tutto il suo paese. La cultura del bisogna andare, partire, andare a lavorare lontano da qui, da questo fuori intriso di sudore, da queste case di pietra che adesso risuonano dell'eco del vuoto! Mentre a Milano lotta ancora per avere un alloggio popolare, la vecchia casa dei suoi genitori è implosa in rovina sul vuoto rimasto. Tutti sono andati a diventare la mano d'opera di dove sono state costruite le fabbriche, il moto univoco di una intera generazione.
Non vuole che si chieda la sua età, ma se gli chiedete se ha figli, lui risponde che ne ha due e il primo di 29 anni, e come suo padre ha fatto un figlio a 20 anni anche lui. Perchè il ciliegio anche se innesti un pero continua a fare pure le ciliegie! E anche dopo quello che ha veduto, il gregge che si immette e viene rinchiuso dentro ai cancelli delle fabbriche, non poteva ritornare, per ORGOGLIO, perchè tornare è come fallire.
Quando si ricorda di essere stato felice, in giro fuori casa, senza pensare a soldi o chiavi di casa, sorride e magari ti ringrazia anche. Perchè allora i poveri non avevano bisogno di niente e ci si aiutava con uno scambio senza "a buon rendere", che oggi te lo dicono anche quando fai girare una canna, e lui te lo ribadisce, tentando di estirpare questo linguaggio malato, che non vuole che gli sia reso niente, che non vuole fare le cose per FAVORE, ma per PIACERE, e basta.
Quando si ricorda che prima di partire, a 15 anni, non era mai morto nessuno al suo paese, il volto si incupisce di nuovo e i capelli gli nascondono il volto, per non indurti in facili metafore col suo nome. Si chiama Liberato, e sta tornando in un paesino in provincia di Foggia, da solo, a contare i morti degli ultimi deici anni.

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