venerdì 28 maggio 2010

Madrid - dia 1


Mi sento molto fortunata a poter andare a Madrid anche quest'anno. Sull'aereo mi godo la visione dall'alto, e il paesaggio mi sembra che somigli a un foglio di plastica messo vicino a una fonte di calore. Quelle pieghe sinuose e irregolari, attraenti e rotondeggianti, I colori sfumati dal marrone, al rosso, al verde. Cerco di dormire ma le hostess della ryanair tentanto di vendermi di tutto, dalle carte telefoniche, a bibite calde e fredde, panini pizze, profumi ma soprattutto le uniche sigarette che si possono fumare a bordo di questo aereo, sigarette di nicotina senza fumo. Insomma cercano di recuperare in qualche modo I soldi del carburante.
All'arrivo ci accolgono Yon e Ana, che felicità vederli e poter andare ad inaugurare come aspiti la casa nuova che hanno preso insieme. In casa ci perdiamo in chiacchiere arretrate finchè Yon torna dalla partita di footbool, e con lui andiamo a mangiare qualcosa. É mezzanotte e mezza e nei bar sembra che siano le nove, ci servono un piatto di fragranti alici fritte che riempiono solo con gli occhi, accompagnati da una cana o una clarita.
E andiamo a letto alle tre.

Il giorno successivo andiamo all'aereoporto a ricevere un altro compagno di viaggio dagli Stati Uniti, Gabriel. Con lui andiamo a fare colazione a mezzogiorno a una famosa churreria nel pueblo di Barajas vicino all'aereoporto. Cioccolato e dolci fritti da inzuppare. Poi in metro torniamo a casa dove troviamo Ana ad apettarci. Qui cominciamo il giro turistico della città di Madrid, che non stanca mai anche chi c'è stato molte volte. In bus arriviamo in centro passando per la plaza de toros, las ventas. Io che sono stata ad una corrida l'anno scorso e che sono rimasta affascinata dal richiamo primitivo ed estetico al tempo stesso del rituale, racconto ciò che conosco della tauromachia. Una signora, forse sentendo il mio accento straniero, si ribella intimandomi di non parlare di cose che non conosco. Scende al barrio Salamanca, il quartiere bene di Madrid, gridando e facendo segni di disapprovazione. Per fortuna qualcuno nel bus mi dice che non ho detto niente di sbagliato, ma ricordo che invece della parola “rabo” ho usato “cola” per indicare la coda del toro, e tutto sommato in qualcosa aveva ragione, l'enciclopedia dei tori si impara nel “cosìo”, nella piazza di arena.

Ana è appena stata a Roma e in confronto Madrid le sembra vuota. In effetti non c'è molta gente per strada. Dopo Plaza Mayor andiamo a “picar algo” ad un ristorante asturiano. Beviamo sidro, accompagnato da formaggio di capra, empanadas, baccalà fritto e tortilla de patatas. Tutto buonissimo, ambiente accogliente come sempre, e orario completamente controcorrente. Pranziamo alle 4 e a nessuno sembra strano.
Passeggiando passiamo per il mercado de San Miguel, un posto dove vendono bellissime cose da mangiare e dove anche a quest'ora la gente sembra godere di un pranzetto niente male a base di pesce, passiamo per il palazzo reale, plaza de espana, il tempio di Luxor, e ci incontriamo con Yon in un caffè.

Decidiamo di spezzare il pomeriggio con una siesta, e di sera andiamo a cena a casa di Torcho e Cristina, che hanno appena avuto un bambino. La sera passa come sempre tra I racconti e le risate. Il ricordo di momenti come questi riscalderà il mio inverno negli Stati Uniti.

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