mercoledì 2 giugno 2010

Istambul e Izmir: l'occhio di Allah


Da anni volevo andare a Istambul, da quando avevo visto al cinema la sposa turca. Venirci come primo giorno di crociera significa fare una escursione organizzata chiamata “Istambul classico”, visitare una delle moschee, la cisterna, l'ippodromo e la Haya Sofia correndo, e seguendo una guida con un cartello, per giunta bassina.
Ad ogni luogo ci dava delle spiegazioni e un tempo libero striminzito, con un appuntamento da rispettare. In questo modo è davvero difficile portarsi a casa qualche sensazione autentica, il sentimento di aver visitato Costantinopoli, con l'eccezione forse per la passeggiata nel bazar, dove per una ora Gabriel ed io ci siamo persi. Avevo paura che non avessimo piu ritrovato il pulman, e che avremmo dovuto cavarcela da soli per recuperare la nave. Forse sarebbe stato meglio. Nel tipico mercato medioorientale, insieme a ceramica, pashmine, lampade, ciabatte, vendevano oggetti circolari di vetro, composti da quattro cerchi concentrici, il cerchio più esterno era azzurro scuro, poi bianco, poi azzurro chiaro, e infine nero al centro. Nel complesso sembrava un occhio. Lo avevo visto attaccato al frigorifero di Torcho e ho deciso si comprare una calamita anche per il mio. Dicono che porti fortuna.

Ovviamente siamo arrivati alla nave distrutti. Ci eravamo svegliati presto per visitare la nave di mattina e quindi sprofondiamo nel letto, proprio mentre l'imbarcazione lascia il porto. Dicono che vedere la città dal mare sia una sensazione unica.

Prima della cena italiana siamo andati a vedere lo spettacolo nel teatro della nave. La leggerezza era tanta che Gabriel ed io siamo usciti prima che il troppo non pensare ci facesse andare in pappa il cervello.

Izmir è la terza città piu grande della Turchia. Diciamo la verità, io certe cose le imparo viaggiando e guardando sul monitor il tragitto della nave, altrimenti non saprei nemmeno dove si trova Izmir. Per fortuna non abbiamo contrattato escursioni così abbiamo deciso di fare un percorso alternativo per conto nostro: che bello guardare la mappa, decidere la direzione e I punti di interesse, camminare camminare, e guardare il lustrascarpe, la signora che fa il tappeto, e il bazar non per I turisti ma per I turchi. Abbiamo preso un caffè turco in un posto pieno di gente locale, tutti uomini che giocavano a backgammon in pieno orario di lavoro. Dicono che il ricordo di questo caffè resta nella memoria per 4 anni. Io per sicurezza lo descrivo come una cosa molto simile al cioccolato caldo, dolce e amaro, forte, granuloso e cremoso al tempo stesso. Infine delizioso davvero, servito in tazza piccola, sporca di posa ai bordi.
Qui lo stile ci è sembrato piu europeo che a Istambul perchè abbiamo visto piu donne per le strade, e vestite normalmente. Il mercato era aggressivo, i venditori facevano tentativi con l'idioma fino ad azzecare le nostre lingue, e cogliere nello sguardo o nei gesti la nostra reazione. Di li attaccavano con offerte commerciali delle piu svariate. A Nadia, prosperosa e mora, è stato offerto addirittura di assaggiare il meglio della Turchia!
Prima di tornare alla nave ci siamo fermati in un piccolo negozio di souvenir, dove la cosa che di nuovo mi colpisce è questo occhio di vetro. Leggo che si chiama occhio di Allah, e serve a proteggere dall'invidia e dal malocchio. La cosa curiosa è che sul depliant in inglese è stato tradotto come Devil Eye, una traduzione a dir poco creativa.

La vita di crociera mi piace sempre meno. Oggi c'era un cocktail di gala dove tutti si sono vestiti eleganti, ma facevano una coda lunghissima per entrare perchè ad ogni coppia veniva scattata una foto davanti a un pannello rappresentante uno scalone di un palazzo. Si può immaginare qualcosa di più cheap del tentativo di riprodurre un Galà che la maggior parte di noi vedrà solo in televisione? Il capitano avrà dato il benvenuto, si sarà fatto una ulteriore foto, che successivamente tenteranno di venderti, e poi avranno offerto qualcosa da bere. Non lo so perchè non ci sono andata, cosi come mi sono risparmiata il concerto di lirica, qualcosa che è piacevole solo se di altissimo livello, cosa di cui dubito dopo ieri sera.

Conto sulla cena. Oggi ho conosciuto il cuoco nella visita guidata alle cucine. Gli ho fatto mille domande, e anche se comunque non ha negato il fatto che qui si tratta di una catena di montaggio del cibo, da servire ai 1000 passeggeri attualmente a bordo, ho intravisto una certa passione. Vi farò sapere.

1 commento:

rodonea ha detto...

Il caffè turco lo ricordo ancora. Ma saranno trascorsi quattro anni solo ad agosto... Ad Istambul ci lasciammo guidare solo dalla mappa, riuscendo a visitare tutto. Ad Izmir, turchi a parte, non c'è molto da vedere. Solo una cosa ricordo, "l'ascensòr" che ti portava in cima ad una torre da cui si ammirava l'intera città... un odissea per trovarla, persa nei quartieri popolari.