giovedì 15 febbraio 2007

PROFUGHI DI QUI


Ho sentito sparare, donne gridare e bambini piangere, ma ero tranquilla al sicuro nella poltrona di un cinema. Dopo due ore la guerra finisce, e rimane un commento positivo sul film. Posso ritornare a pensare che devo pagare l’affitto il 10 del mese. Posso continuare ad essere triste per me stessa, perché non ho tutto tutto tutto.
La terra della Campania non è come quella rossa dell’Africa, da lì non esce petrolio, né oro, né diamanti. Lì non ci sono schiavi, guerriglia, bambini-soldati. I profughi di qui fuggono dalla mediocrità, dal disinteresse all’ufficio comunale, dalle bustarelle e le uova al medico, dal padre-padrone-datore di lavoro.
Sparano anche a Montefusco, da dove tutte le mattine mio fratello passa per andare al lavoro. Accoltellano a Petruro, il compagno delle elementari di mia sorella. E io lo vedo dalla poltrona di casa mia, e mi sembra un brutto film.
Sparano di continuo, in tutto il mondo, e ancora non guadagno abbastanza.
Muoiono i fratelli dei fratelli e il mio cappotto non è di marca.
I bambini vengono allevati alla guerra e mio nipote non ha ancora tutto il superfluo.
La loro vita non vale nulla e non faccio regali a san valentino perché è una festa consumista.

Non mi accontento di nulla, non sono mai felice, e non ho mai fame.

1 commento:

Kkunn ha detto...

Di questo si tratta.
Di guardare la terra dal punto di vista della luna.
E' per esempio vedere l'europa dal punto di vista del Sudamerica.

E' ricominciare a parlare
camminare da capo
è non riuscire a credere che,
visti da qui,
i mondi europei
sono piccoli come i mondi marziani,
paesi di nani.